Le classi Terze della Scuola "Alberto Pio" in visita al Campo di Fossoli e alla Risiera di San Sabba
Quest'anno le classi Terze della Scuola Secondaria di I Grado "Alberto Pio" hanno partecipato a due uscite in luoghi simbolo della storia: la Risiera di San Sabba a Trieste e il campo di Concentramento di Fossoli, nei pressi di Carpi.
Un’esperienza intensa e formativa, che ha permesso ai ragazzi di riflettere in profondità sugli orrori della guerra, sulla Shoah e sull'importanza della memoria storica. Di seguito condividiamo una delle riflessioni scritte da uno degli studenti partecipanti: un racconto personale che restituisce le emozioni vissute e il significato profondo di questo viaggio.
Il campo di Fossoli a Carpi e di San Sabba a Trieste avevano un tempo diverse funzioni, ma noi oggi li conosciamo solo per un fatto: il genocidilo degli ebrei e le persecuzioni da parte dei nazi-fascisti.
San Sabba era piccolo, compatto ma lo stesso micidiale; infatti era un campo di lavoro, di smistamento e di sterminio; aveva anche un forno crematorio.
I soldati facevano le selezioni per uccidere dei prigionieri e prima che le facessero partiva una musichetta dagli altoparlanti, così che tutti sapessero cosa stava per succedere.
Un’ altra cosa impressionante erano le cuccette, piccolissime, circa tre metri quadrati con due assi di legno su cui dormire; ma la cosa più terrificante era che ci dormivano otto prigionieri.
San Sabba aveva molti detenuti. Hitler aveva individuato e fatto registrare tutti gli abitanti di Trieste per scoprire gli ebrei o gli oppositori da incarcerare.
La stanza più grande era quella “delle croci” dove dormivano i carcerati, ma agli ultimi piani si trovavano le ebree femmine che avevano il compito di cucire le divise dei detenuti.
C’era, inoltre, “la stanza della morte” in cui chi doveva andare nel forno crematorio si spogliava; anche questo fatto è brutale perché si lasciavano al destino prima di morire.
A quel tempo Trieste era una città con molti combattimenti e anche molta diversità, infatti vivevano diverse etnie: italiani, slavi e molti ebrei che furono poi deportati a San Sabba quando Hitler invase il Nord Italia dopo l’ armistizio.
A Fossoli c’era meno brutalità perché era solo un campo di smistamento.
Nel ‘42 - ‘43 il campo sì chiamava P 6/73, perché 73 erano le tende con i prigionieri inglesi, nordafricani o americani. Inizialmente fu un campo di prigionia.
Tra il ‘43 e il ‘44 diventò un campo di smistamento degli ebrei, politici e omosessuali, per poi mandarli nei campi sterminio in Germania o in Polonia. Fossoli aveva una posizione comoda perché era in pianura e a Carpi c’era la stazione che portava direttamente in Germania. All’ entrata c’ era il centro di immatricolazione dove attribuivano un codice sostitutivo. Subito dopo a destra si trovava la Gendarmeria, dove c’erano i controlli nazi-fascisti, circondata da filo spinato e serviva per dare punizioni, come lavori in più o torture, se qualcosa non andava nelle baracche o nell’ immatricolazione. A sinistra, invece, il campo nuovo, costituito dalle varie baracche.
Nel ‘44 diventa un campo di transito per le guardie italiane comandate dai tedeschi.
Tra il ‘45 e il ‘47 è un campo per i profughi, chiamato: "Nomadelfia", ideato da Zeno Saltini per gli orfani o le persone senza un alloggio o senza affetti.
Il campo di Fossoli rimase in attività fino al 1970 che dal ‘52 diventò un villaggio chiamato San Marco, in cui vivevano gli esuli che modificarono molto il campo facendolo diventare un villaggio autosufficiente, dove all’ inizio del campo vecchio, c’era la scuola del villaggio.
Per ultima cosa abbiamo visitato il museo del Deportato, che è un riassunto delle persecuzioni ebraiche; fuori ci sono tante steli, dove sono incisi i nomi dei campi di sterminio in Europa. Per ogni stanza ci sono scolpite delle frasi, citazioni dei deportati e vari reperti storici, oggetti e testimonianze recuperate dai campi; come cucchiai, divise o filo spinato; accompagnati da toccanti disegni sulle mura. Infine, abbiamo visto la stanza principale: “ la stanza dei nomi”, nelle quali ogni parete è piena di nomi di deportati, soprattutto italiani.
I campi di Fossoli e San Sabba rappresentano due luoghi simbolo della tragedia della Seconda guerra mondiale e dell'Olocausto in Italia, pur avendo ruoli e funzioni differenti durante il conflitto.
Da questi luoghi emerge inquietudine, perché ricorda la brutalità causata da una ideologia insensata e senza base scientifica, che ha provocato molta sofferenza e molti morti. Il fatto che oggi esistano musei e luoghi di memoria come quelli di Fossoli e San Sabba è fondamentale. Queste visite sono importantissime per ricordare di evitare che tali atrocità riaccadano e sono esperienze che difficilmente si dimenticano.